SANT’ANTONINO ABATE, LA BASILICA PONTIFICIA E LA CRIPTA

di Annalisa Mazzarella

 

Tra le numerose Chiese che esistono a Sorrento, quella di Sant’Antonino Abate merita un’attenzione particolare. Essa sorge sul sepolcro di Sant’Antonino, patrono della Città, morto il 14 febbraio del 626.

In questa Basilica ogni anno, il 14 febbraio, i Sorrentini e i devoti rendono omaggio al Santo.

Sant’Antonino, originario di Campagna (Campagna, VI secolo – Sorrento 14 febbraio 625), cittadina salernitana, è stato benedettino, eremita e abate; proclamato Santo della Chiesa cattolica, oltre che di Sorrento è anche patrono di Campagna. Orfano di entrambi i genitori, tra il 555 e il 556, fu accolto dai benedettini dell’abbazia di Santa Maria de Strada di Campagna, qui rimase fino alla fine del 500 iniziando il suo noviziato. Entrò poi nel monastero benedettino di Montecassino, ma poi in seguito all’assalto longobardo del 589 dovette riparare a Castellammare di Stabia, ospitato dal vescovo Catello. Nel 618 Antonino fu invitato dai Sorrentini a trasferirsi a Sorrento presso il monastero benedettino di San’Agrippino di cui divenne ben presto abate espandendo la sua fama di santità anche per i numerosi miracoli. Morì a Sorrento il 14 febbraio del 626. Il suo corpo fu posto in una cassa deposta nelle mura del convento avendo chiesto ai suoi seguaci di non voler essere seppellito “né dentro né fuori la città”. Da ciò scaturì l’episodio del Miracolo di Sant’Antonino: “si narra che durante i lavori di scavo delle mura un operaio sarebbe stato colpito ad un occhio da una costa del santo, rimanendo accecato ma, in seguito alla processione ordinata dal vescovo, ci fu la guarigione immediata del malcapitato”.

La Basilica di Sant’Antonino è sita in Piazza S. Antonino e, prima che venisse eretta, al suo posto esisteva un piccolo Oratorio, dove i Sorrentini andavano a rendere omaggio al Santo per i prodigiosi miracoli da lui fatti. Con l’andare del tempo l’Oratorio, divenuto angusto per la grande affluenza dei fedeli, venne ingrandito e  nell’ XI secolo fu costruita la grande Basilica che ancora oggi si ammira. Nella prima metà del 1600 iniziarono i lavori di restauro e trasformazioni, eseguiti fino al 1700, che hanno dato l’ultimo e definitivo carattere alla chiesa. Nel 1924 il Papa Pio XI elevò la chiesa a Basilica Pontificia, equiparandola per i privilegi alle basiliche minori romane. Ad essa si accede attraverso un portale formato da due colonne di epoca romana, in marmo, con relativi capitelli che reggono un architrave, avanzo di cornicione, della stessa epoca (probabilmente di tempio pagano). La parte sovrapposta ad esso è stata aggiunta in epoca successiva. Di grande interesse è anche la porta del lato destro, composta da materiali frammentari risalenti al X secolo. La chiesa è a tre navate divisa da dodici fusti di colonne di marmi diversi e da resti di antichi templi che sorgevano nella Sorrento greco-romana. Il soffitto della navata centrale è diviso in cassettoni dipinti su tela con rosoni in rilievo dorati. Al centro si ammira la grande tela dipinta da Gian Battista Lama nel 1734, in cui è raffigurata la figlia del Duca di Benevento liberata nell’835 dal demonio ad opera di S. Antonino. Lungo le pareti della navata centrale, tra gli archi e nella parte superiore tra i finestroni, vi sono affrescate scene della vita e miracoli operati dal Santo Patrono. Ai lati terminali del transetto vi sono due grandi tele raffiguranti Sorrento liberata nel 1656 dalla peste per intercessione del Santo e l’altra, l’Assedio del 1648 che pose il genovese Giovanni Grillo, inviato dal Duca di Guisa, per sconfiggere la Città. Entrambe le tele sono opera di Giacomo del Po, firmate e datate 1685. Gli affreschi che decorano la volta del catino absidale che raffigurano i primi quattro Santi Vescovi di Sorrento, con S. Antonino al centro, sono di Giovan Bernardo Lama (1734), mentre i due quadri sottostanti sono di Giacomo del Po (1685). L’altare maggiore, scolpito in marmi policromi, proviene dal soppresso Monastero Benedettino della SS.ma Trinità. All’ingresso della chiesa vi è un organo con cantoria. Tutta la Basilica è pavimentata in marmo decorato e indorato. 

La Cripta, in passato come nel presente è stata oggetto di interesse non solo dei fedeli ma anche da artisti della “Scuola Di Posillipo” che la dipinsero da varie angolature. Essa si trova al disotto della Basilica e si accede mediante due scalinate, in marmi policromi, scolpite nel 1753. Otto colonne, provenienti da templi pagani, sostengono gli archi delle volte. Nel 1778 Carlo Amalfi dipinse sei ovali su tela che raffigurano i santi compatroni, S. Renato, S. Valerio, S. Attanasio, S. Bacolo, S. Gennaro e S. Nicola di Bari. Al centro della Cripta vi è l’altare sul quale è posta un’antica statua in legno del Santo, alle cui spalle c’è la lam­pada perenne ad olio “benedetto” che fu donata dal Circolo cattolico di Sorrento con la lamina d’argento dove i fedeli si ungono con l’olio benedetto, attinto da un piccolo recipiente che lo contiene,  recitando la preghiera ivi ri­portata a ricordo del miracolo di Sant’Anto­nino della guarigione di un Vescovo sorrentino. Alle spalle di esso vi sono due piccoli altari, di cui quello di destra è dedicato al SS.mo Crocifisso racchiuso in una cornice (intagliata e dorata del 1700) è interamente ricoperto da una guaina d’argento lavorato del sec. XVI; tale miracolosa effigie veniva portata dal popolo in processione penitenziale in occasione di gravi calamità. L’altarino di sinistra è dedicato alla Madonna delle Grazie, rappresentato in un affresco del sec. XIV, che anticamente si trovava sulle mura della città, ritenuto “la più antica pittura Mariana” esistente a Sorrento. Le pareti della Cripta sono ricoperte da quadri rappresentanti eventi miracolosi per la salvezza di naviganti, da tavolette votive e da ex voto d’argento che testimoniano la grande fede dei Sorrentini verso il proprio Patrono.

Il 28 gennaio 2011 si è concluso il restauro dell’opera dell’intera Cripta. L’intervento è stato rivolto alla ritinteggiatura di pareti, colonne e stucchi, nonché al recupero degli affreschi del ‘600 che riproducono miracoli di Sant’Antonino, delle sei tele custodite in altrettanti medaglioni raffiguranti i vescovi compatroni di Sorrento e del Crocifisso ligneo del ‘500.


Sorrento: Cripta di S. Antonino (Giacinto Gigante - Museo Correale di Sorrento)

 

 La presenza del Santo in città

  

 Basilica di S. Antonino la statua in argento del Santo e la cripta

 

 Gli ovali della Basilica di S. Antonino che raccontano le storie del Santo

  

Il miracolo di S. Antonino  

La narrazione popolare ci tramanda che un giorno sulla spiaggia di Sorrento, mentre i pescatori erano al largo intenti al proprio lavoro, i bambini giocavano e si bagnavano in riva al mare.
Quando all'improvviso un pesce enorme, forse una balena, avvicinandosi ai bagnanti nei pressi delle tonnare, mangiò un bambino...l'intervento dei pescatori accorsi fu vano...una tragedia sembrava si fosse compiuta, ma le grida della mamma disperata, arrivarono a S. Antonino, all'epoca abate del monastero di S. Agrippino, che si recò sulla spiaggia e ordinò all'enorme pesce di rilasciare il bimbo, che fu rigettato incolume dallo stesso sulla spiaggia, e così, da allora la devozione dei sorrentini verso il Santo accrebbe sempre di più. 
 

Punta Campanella e S. Antonino

Sono due le storie che vorrebbero dare l'origine al nome alla di Punta Campanella, la prima storia narra che il nome deriva dalla campana che stava sulla Torre Minerva, che era una torre di guardia contro le intrusioni nemiche e, l'allarme, era dato appunto dalla campana.

La seconda storia è legata a S. Antonino, si dice che, in una incursione dei Saraceni, questi rubarono la campana e alcuni oggetti sacri  della Chiesa di S. Antonino, i pirati arrivarono a Punta Campanella ma non riuscivano a causa di una misteriosa forza a trasportare sulle navi della flotta la campana rubata della chiesa e, appena decisero di lasciare la campana, buttandola in mare, un vento miracoloso, li sospinse frettolosamente verso la flotta pirata.

Queste sono alcune delle storie legendarie che fanno comunque intuire un forte legame tra le genti sorrentine e il loro Santo protettore, S. Antonino.

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